Il deserto dei tartari la Trama, analisi e recensione de “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati, anno 1940 di Dino Buzzati che significa Il deserto dei Tartari: trama, personaggi, temi e analisi
Dino Buzzati ha scritto un libro che utilizza l’allegoria e gli elementi fantastici per esplorare i temi centrali dell’autore del tempo, dell’attesa e dell’inevitabilità della morte. Si svolge in un’ambientazione e nel tempo antistorici.
Un forte nel deserto, di cui non si conosce il luogo, è chiamato Fortezza Bastiani. Acquisto adesso ad un prezzo imbattibile
Il deserto dei tartari-Frase famosa
Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l’amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita. (Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari)
Introduzione all’opera: Il deserto dei tartari di Buzzati
Un capolavoro di umanità e speranza spesso considerato pessimista è Il deserto dei tartari. Il deserto dei tartari, pubblicato per la prima volta nel 1940, ha la reputazione di avere una delle conclusioni più depravate di tutti i tempi e il suo autore è stato bollato come un pessimista senza speranza.
Invece, come ha mostrato nel suo saggio Lucia Bellaspiga, illustre Buzzatiana, questo libro è un capolavoro di umanità e di speranza. Il romanzo rappresenta paradossalmente un lieto fine, in netto contrasto con l’interpretazione volgare, quando si legge nella filigrana finemente dettagliata dell’opera, tra allegorie e metafore, e cogliendo indizi a volte appena distinguibili.
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Curiosità
Questo libro ha influenzato molti scrittori di tutti i generi. Nella musica italiana, l’opera di Buzzati è stata premiata anche da Franco Battiato con Fortezza Bastiani e Litfiba con Prima Guardia. Compralo adesso ad un prezzo incredibile.
La trama del deserto del tartaro
Il primo incarico di Giovanni Drogo è alla storica Fortezza Bastiani, che ha una vista imponente su un infinito paesaggio desertico e un tempo era la base dei misteriosi Tartari, che ora devono partire. Mentre fa gli ultimi preparativi, sua madre lo assiste in silenzio.
Non è sicuro di essere felice o triste mentre si guarda allo specchio mentre “forza un sorriso”. Saluta la madre e galoppa in direzione della Fortezza Bastiani. Fin dall’inizio dei tempi, è stata prevista un’invasione di quel popolo straordinario e misterioso. Per nascondere a se stesso una sorta di delusione, Giovanni Drogo si sforza di sorridere allo specchio. Vuole illudersi pensando di essere contento, ma non lo è, e ne è consapevole.
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Approfondimenti
Opera e biografia di Dino Buzzati
L’incontro con il capitano Ortiz e la caduta Dopo una faticosa cavalcata, incontra il capitano Ortiz sulla strada per Bastiani. La Fortezza gli appare allora. Gli viene assegnata una stanza e gli viene assegnato un posto tra i compagni. La sua prima notte, la sua mente è traboccante di idee prima di sentire un rumore: ploc.
C’è un tubo che perde; è il ploc, di una goccia che periodicamente cade nella vasca con un ritmo irregolare. Eravamo ignari di questo terribile calo! Drogo riflette mentre lancia uno sguardo nostalgico e rassegnato verso il cielo: “Una stella solitaria segue il suo percorso, benigna, e svanisce nella distesa”. Tuttavia, la goccia produce ploc. Dirà: “Non si può aggiustare?” Risponderanno: “No, si abituerà abbastanza velocemente”.
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La fuga del tempo per il sergente maggiore TronkDrogo è iniziata proprio in quell’istante, anche se non ne è ancora del tutto consapevole.
I suoi giorni a Bastiani passano uno dopo l’altro, e fa amicizia con Ortiz, che lo ama, il simpatico e modesto sarto Prosdocimo, e il sergente maggiore Tronk, che sembra quasi una creatura nata nella stessa fortezza: anche lui guarda fuori verso la brughiera infinita, in attesa dei suoi nemici, ma con l’anima di un burocrate e non di un poeta. Mentre aspettiamo i Tartari, il tempo passa invano.
Il luogo delle riprese del film era la fortezza di Bam nella provincia di Kerman in Iran.
Giovanni Drogo inizia a pensare al tempo che passa e al perché le persone aspettano certe cose. Tutti aspettano il momento che cambierà il tempo da Kronos cronologico a Kairs, che è “l’avventura, l’ora miracolosa che almeno una volta tocca a tutti”.
Drogo osserva affascinato i suoi compagni mentre crede di essere al sicuro, ma riflette sulla vita di città, che è così sporca e comune. Perché, allora, le persone aspettano un momento del genere?
Uno degli ufficiali, Angustina, è sommamente solo e bello come un dandy (L. Bellaspiga), simile al principe Sebastiano raffigurato nella grande sala, ed è un personaggio profetico, ora alla suprema consapevolezza di quale sia il vero Evento. Disprezza senza riserve quella città dove tutti vogliono tornare. Per il momento sceglie di aspettare l’occasione e di stare lontano dalla città, un luogo mediocre e confortevole
Curiosità
I tartari che aspettano i personaggi di Buzzati sono generici “nemici” e non hanno niente
ng a che fare con gli storici tartari, un popolo nomade dell’Asia centrale che viveva nelle steppe mongole; il loro nome fu distorto in Tartari in riferimento a Tartarus, uno dei nomi dell’inferno.
Il sogno della morte di Angustina
Una strana e tragica serie di eventi si fa attendere: un soldato lascia la fortezza per recuperare un cavallo che stava galoppando dal deserto ma dimentica la parola di tornare e viene ucciso, in piena applicazione del regolamento; poi una striscia nera di soldati emerge dal deserto: sono arrivati i tartari?
Drogo fa un sogno presagio in cui sogna la morte di Angustina, tornata ad una figura infantile che vola su una carrozza alata e sorride
L’autoinganno del deserto dei tartari
Il capitano Monti seleziona una quarantina di uomini per incontrare gli uomini del Nord per discutere del confine dopo che questi hanno scalato una rupe, ma sono gli uomini del Nord che arrivano per primi dopo aver ricevuto un dispaccio dallo Stato Maggiore che li informava che non sono tartari ma uomini che hanno viaggiato dal paese vicino per stabilire il confine. Tra questi uomini c’è anche Angustina.
La neve e la morte di Angustina Comincia a nevicare; Angustina e Monti, quest’ultimo a malincuore fingendo una partita a carte per non accontentare i rivali che sono su un terrazzo appena sopra le loro teste; la neve aumenta; Monti si rifugia; ma Angustina resta testarda, continuando a giocare a carte da sola, almeno così sembra: in verità sta giocando con la Morte, che solo lui può vedere. Finita la partita, sconfitta, Angustina elegante
La primavera è arrivata e Giovanni ha due mesi di permesso per tornare in città. Va in giro come un estraneo e non riconosce più i luoghi che ama. Una sera, di ritorno da una festa, va dalla madre a dargli la buonanotte: crede che la madre gli abbia risposto, ma in realtà è il rotolare di una carrozza. Incontra anche Maria. Sapendo cosa è successo, Drogo si rammarica di non esserci stato: ha perso un’occasione.
La richiesta di trasferimento di Drogo Sono passati quattro anni dalla sua partenza; viene accolto da un generale per il trasferimento; tuttavia, viene a sapere che ci sono già state troppe domande poste dai suoi compagni; non ne era a conoscenza; tuttavia il suo è in sovrannumero e non può essere trasferito.
La nozione di solitudine presente nel deserto tartaro.
Dei compagni che avevano chiesto il trasferimento, solo Ortiz aveva scelto di rimanere; entra però in gioco anche un altro personaggio: Simeoni, un giovane che era alla Fortezza da tre anni; nel frattempo ha un telescopio con il quale osserva un puntino nero nel cielo; questo personaggio sarà cruciale nella continuazione della storia.
Poi una sentinella vede quella luce in pieno giorno e puoi vedere anche i punti neri all’orizzonte: la fede rinasce. Ma per quindici anni non succede nulla e Drogo trascorre così i suoi anni migliori. Simeoni non ha problemi a obbedire agli ordini che vietano la fede nella gloriosa battaglia con i tartari.
L’arrivo dei tartari e la malattia di Drogo Drogo è malato; Il dottor Rovina gli consiglia di partire; però, proprio in quel momento, grida d’allarme: è guerra; anche Drogo, che non è stato ufficialmente avvertito, viene portato alle mura a guardare con gli occhi; i nemici sono effettivamente lì; preso da una crisi, sviene; e tutti, intanto, si mobilitano per i preparativi bellici mentre Drogo cerca di non mostrarlo
Simeoni ordina il trasferimento di Drogo, che viene poi portato in una locanda. Simeoni, il capitano (ora che è al comando), si affida sadicamente alla gerarchia militare e ordina il trasferimento: ha già preparato una carrozza per portarlo in città. Drogo resiste a questa decisione, quasi prega Simeoni di invertire la sua decisione, ma è impotente a farlo. Simeoni gli sbatte la porta in faccia
Appunti
Maturità sulla morte: una tesina interdisciplinare
Drogo e la battaglia con la morte Improvvisamente si rinasce con nuove speranze, sentendosi quasi fresco e giovane, forse non tutto è perduto o è stato vano: Drogo si rende conto che tutto sta accadendo nell’ordine naturale delle cose e che ora è tutto finito a lui, infine, l’unica grande battaglia che ogni uomo deve combattere e dovrà affrontarla nel modo più difficile.
La morte di Giovanni Drogo Con un sorriso “forzato” i lavori erano iniziati; con un sorriso consapevole, bello, vero e trionfante, si chiuse. La morte di Giovanni Drogo Mentre muore, sorride, un sorriso consapevole, complice di una verità insondabile come può essere il mistero della morte.
Personaggi e temi de Il deserto dei tartari
Il deserto dei tartari: un libro sui temi significativi vicini a Buzzati “Posso chiamare il libro della mia vita” Il deserto dei tartari”» confessa Dino Buzzati a Yves Panafieu, che ne ha raccolto la testimonianza. In quest’opera, tutti dei temi di questo autore sono condensati:
- Il fiume del tempo
- In attesa dell’occasione o dell’evento
- l’ambiente militarizzato e combattivo
- Le lotte dei protagonisti con le restrizioni degli ordini superiori
- L’inganno della vita
verso l’altrove misterioso con la morte che apre la strada, la consapevolezza raggiunta in extremis… C’è tutto nel deserto con la sua solitudine ascetica che resiste alla città, alle sue lusinghe e ai suoi inganni.
La Fortezza Bastiani come allegoria della vita Giovanni Drogo è convinto di essere finito alla Fortezza Bastiani per errore, ma come tutti si finisce per vivere per errore una vita in cui ogni scelta sembra obbligata, trovando uno scopo per aspettare, rifiutando l’urbanistica ambiente, rifiutandosi di avere una famiglia, e scegliendo la solitudine della fortezza, fuggendo dalla vita lunga e sicura per un’attesa che rasenta l’impossibile.
In Buzzati, il termine “Tartari” si riferisce esclusivamente a una tribù di discendenza turca che un tempo viveva nelle steppe dell’odierna Mongolia.
In Buzzati il termine “Tartari” si riferisce esclusivamente a una tribù di discendenza turca che un tempo viveva nelle steppe dell’odierna Mongolia-Fonte: Ansa
Personaggi positivi e negativi: cinismo Da quest’opera, il capitano Ortiz è un personaggio positivo perché condivide la fede di Drogo nell’attesa, mentre Laterio, Tronk, Monti e Simeoni sono personaggi cinici che rappresentano forse gli aspetti peggiori del “carriismo borghese” e del suo esistenziale ottusità. Angustina, infine, è una figura chiave la cui statura riecheggia anche nella vita.
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