Ci sono romanzi che non richiedono introspezioni. Appena iniziamo a leggerli, ci proiettano in una vita che sembravamo impensabile solo pochi istanti prima, ma in cui ci orientiamo perfettamente.
Uno di questi romanzi, Delitto e castigo, è estremamente contemporaneo, e Dostoevskij ha saputo captare l’eco di voci remote nella nostra cultura, che oggi sono più forti che mai.
Quando leggi questo libro, ti viene subito in mente lo sguardo spento e vuoto di molti ‘eroi’ della nostra cronaca nera, e la voce spaventosa del Dio della Genesi che grida a Caino ti viene in mente:
Che hai fatto, Caino? In questo momento, sei afflitto dalla maledizione della terra e sarai un individuo in fuga. E cerchi: “E se fossi stato io?” è la domanda che viene posta nella prefazione di Damiano Rebecchini. Un romanzo fondamentale per la narrativa novecentesca successiva, per lo scavo psicologico dei personaggi e la ferocia dell’analisi emotiva.
L’immortale storia di sofferenza e salvezza è diventata uno dei classici più amati e influenti di tutti i tempi (e di tutta la letteratura) in una nuova traduzione.
Delitto e castigo, scritto da Fëdor Dostoevskij nel 1866 e ambientato a San Pietroburgo, è un romanzo russo. Il titolo originale è Prestuplénie i nakazànie, [prjɪstʊˈpljenjɪje ɪ nəkɐˈzanjɪje].
È uno dei romanzi russi più famosi e influenti, insieme a Guerra e pace di Lev Tolstoj. Egli esprime i pensieri religiosi ed esistenzialisti di Dostoevskij, concentrandosi principalmente sul tema della salvezza attraverso la sofferenza. Potrebbe interessarti anche altri classici della letteratura come ad esempio Anna Karenina, la Trama, i Personaggi e il Grande Amore
Le origini del titolo
Il titolo italiano Прeступление и наказание significa Il delitto e la pena e deriva dal trattato Dei delitti e delle pene (1764) di Cesare Beccaria, che divenne popolare in Russia dopo la sua traduzione nella lingua locale del 1803.
Perché lo aveva tradotto dal francese, l’ignoto traduttore diede il titolo Il delitto e il castigo alla prima versione italiana del 1889. Nella sua edizione del 1884, Victor Derély ha scelto di chiamarlo Le crime et le châtiment, poiché il termine châtiment in italiano può essere tradotto solo con il termine castigo, che non è legale. Lo stesso Dostoevskij aveva attribuito al titolo originale russo nakazanie l’accezione di “pena”. Una sua lettera al direttore della rivista Russkij Vestnik dimostra questo:
Nel suo romanzo vi è inoltre un’accenno all’idea che la pena legale inflitta per un delitto spaventa il criminale molto meno di quanto pensino i legislatori, in parte perché anche lui stesso la richiede moralmente. Ho trovato stupendo anche Il Mistero del Male. Il Male e la Divina Provvidenza in Tommaso d’Aquino
Di conseguenza, il titolo originale si riferisce all’inizio del cammino di Raskòl’nikov, la “pena” in termini di castigo morale, che segue il riconoscimento della propria colpa, il pentimento e il rinnovamento spirituale. Tuttavia, per una certa tradizione traduttiva, il titolo “Delitto e castigo” è rimasto.
La struttura del libro
Insieme ad un epilogo, il libro è suddiviso in sei parti. Ogni sezione ha tra cinque e otto capitoli, mentre l’epilogo solo due. L’intera storia è scritta in terza persona al passato da una prospettiva non onnisciente, principalmente dal punto di vista del protagonista Raskòl’nikov, sebbene la narrazione coinvolga anche personaggi come Dunja, Svidrigajlov e Sonja. Ti consiglio di leggere anche Il petalo cremisi e il bianco
Nel 1971, la serie russa Monumenti letterari ha pubblicato una scena in prima persona scritta dal punto di vista di Raskòl’nikov, accompagnata dal manoscritto annotato di Dostoevskij. La maggior parte delle edizioni contemporanee del romanzo include una traduzione di quella scena.
La Trama del Libro
I fatti si svolgono principalmente a Pietroburgo durante un’estate calda. Al contrario, il finale avviene in una prigione-fortezza situata sulle rive del fiume Irtyš, che si trova nel bassopiano della Siberia occidentale. Dovrebbe essere Omsk, dove c’era una struttura per lavori forzati, famosa da Dostoevskij per avervi condannato dal 1850 al 1854. Puoi consultare anche la trama di Il conte di Montecristo il libro
Un duplice omicidio dettato dall’ostilità sociale è l’evento principale del romanzo: l’imprevedibile apparizione sulla scena del delitto appena accaduto di una vecchia usuraia e quella imprevista della sua mite sorella più giovane. Il protagonista del romanzo, uno studente povero di Pietrograd, Rodion Romanovič Raskol’nikov, è l’autore delle uccisioni. Il romanzo racconta non solo la preparazione dell’omicidio, ma anche le conseguenze fisiche, mentali e psicologiche che ne derivano.
Dopo essersi ammalato di febbre cerebrale ed essere stato costretto a letto per giorni, Raskòl’nikov è sopraffatto da una cupa angoscia causata da rimorsi, pentimenti, tormenti intellettuali e soprattutto dalla terribile solitudine in cui l’aveva gettato il segreto del delitto. Presto subentra anche la paura di essere scoperto, che fa sentire il giovane più nervoso già: Il peso dell’atto sbagliato è troppo per lui. Il crimine era stato commesso: Il castigo non era stata la Siberia, ma la delusione emotiva e le difficoltà che Raskol’nikov ha affrontato, che infine ha portato al pentimento e alla confessione di una povera giovane, Sonja.
L’incontro inaspettato con Sonja è fondamentale, perché è una persona pura e piena di fede sincera e profonda, ma costretta a prostituirsi per mantenere la matrigna tisica e i fratellastri. La giovane dona alla solitudine del nichilismo di Raskòl’nikov la speranza e la carità della fede in Dio. Il protagonista avrà bisogno di questo incontro per cambiare idea e accettare la pena. Tuttavia, l’amore di Sonja, che lo accompagnerà anche in Siberia, sarà il vero riscatto.
Raskòl’nikov crede di essere un “superuomo” e pensa che avrebbe potuto commettere un’azione spregevole, uccidere la vecchia usuraia, se ciò gli avesse dato la capacità di fare qualcosa di più grande. Ciò è incluso nel libro: menziona Napoleone spesso, credendo che fosse giusto nonostante il suo sangue. Raskòl’nikov crede di poter superare questo limite morale uccidendo l’usuraia, guadagnando i suoi soldi e usandoli per fare del bene. Secondo lui, sarebbe stato vantaggioso se Newton o Keplero avessero dovuto uccidere qualcuno, o addirittura un centinaio di persone, per illuminare l’umanità con le loro leggi e idee.
Il vero castigo di Raskòl’nikov non è la prigione a cui è condannato, ma il terrore che subisce durante tutto il romanzo. Questo tormento si manifesta nella suddetta paranoia, così come nella sua progressiva convinzione di non essere un “superuomo” a causa della sua incapacità di sopportare ciò che ha fatto.
Oltre al destino di Raskòl’nikov, il romanzo, con una lunga e variegata lista di personaggi, tratta di temi come la carità, la vita familiare, l’ateismo e l’attività rivoluzionaria, con la pesante critica di Dostoevskij alla società russa coeva. Nonostante il suo rifiuto del socialismo, il romanzo sembra criticare anche il capitalismo emergente nella Russia di quel periodo.
I Personaggi di Delitto e Castigo
Rodiòn Romànovič Raskòl’nikov
Il protagonista è Raskol’nikov e Marmeladov Rodion Romanovič Raskol’nikov, noto anche come Rodja e Rod’ka. È dalla sua prospettiva che fondamentalmente è raccontata la storia. Ha ventitré anni e vive in povertà in un minuscolo appartamento all’ultimo piano nei bassifondi di San Pietroburgo. Ha lasciato l’università per problemi finanziari.
È caratterizzato da una forte animosità nei confronti di ciò che lo circonda, il che lo spinge a momenti di disperazione e altri di gioia. In questo modo, l’aspetto psicologico del personaggio è il centro del romanzo. È convinto di essere abbastanza forte per affrontarlo, di essere un Napoleone, ma la sua paranoia e la sua colpa lo uccidono presto. Solo nell’epilogo, il suo castigo formale si verifica dopo che ha deciso di confessare e porre fine alla sua alienazione.
Sof’ja Semënovna Marmeladova
Sof’ja Semënovna Marmeladova, nota anche come Sonja e Sònečka, è la figlia di Semën Zachàrovič Marmeladova, un ubriacone, che Raskòl’nikov incontra in una bettola all’inizio del romanzo. Alla morte di Semën, Raskòl’nikov dimostra spontaneamente generosità verso la sua famiglia estremamente povera. Pertanto, Sonja lo cerca e va a ringraziarlo, dove i due personaggi si conoscono per la prima volta. Si mantiene estremamente religiosa e simbolicamente legata al Vangelo anche se è stata condotta alla prostituzione dalle abitudini di suo padre.
La sua attrazione per Raskòl’nikov è tale che diventa la prima persona a confessare il suo delitto. Anche se una delle due vittime, la merciaia Lizaveta, era sua amica, lei lo sostiene. Lo incoraggia a confessare e a diventare un cristiano. Raskòl’nikov lo fa quando il colpevole era stato identificato in altri. Sonja lo segue in Siberia, dove vive nella stessa città della prigione, dopo che ha confessato.
Qui, ella trova un lavoro come sarta e aiuta anche i detenuti che l’amano davvero. Questo è anche il luogo in cui Raskòl’nikov inizia la sua rinascita spirituale e, infine, comprende e accetta di amarla.
Porfirij Petrovič:
Biografia di Porfirij Petrovič: giudice istruttore trentacinquenne che ha supervisionato gli assassini di Raskol’nikov, insieme a Sonja, conduce Raskol’nikov alla confessione. Nonostante la mancanza di prove, è sicuro che Raskòl’nikov sia l’omicida dopo diverse conversazioni con lui, dandogli la possibilità di confessare spontaneamente. Ha una grande capacità di parlare; utilizzando astutamente la diversione, la dissimulazione, la sua stessa contraddizione e il sottinteso, è in grado di superare l’intelligenza del protagonista.
Avdot’ja Romànovna Raskol’nikova
Avdot’ja Romànovna Raskol’nikova è stata una donna russa. sorella di Raskòl’nikov, nota anche come Dunja e Dùnečka, con diminutivo. Non solo è descritta come molto bella, ma è anche una persona che ha alti valori morali.
Cerca di sposare Lužin, il ricco ma moralmente depravato, per salvare la famiglia dalla miseria economica. A San Pietroburgo, il turbato Svidrigajlov tenta di riprenderla con ricatti. A favore di Razumichin, il fedele amico di Raskol’nikov, lei respinge entrambi gli uomini. Successivamente si sposerà con Razumichin, mentre Svidrigajlov, respinto, si suiciderà.
Aleksandr Ivanovich Svidrigajlov
Aleksandr Ivanovich Svidrigajlov: ricco e villano che ha molestato Avdot’ja Romanovna come lavoratore. Dopodiché, pretendente della stessa Dunja e quindi rivale di Lužin. È sospettato di aver commesso più omicidi e pedofilia.
Svidrigajlov è simile a Raskòl’nikov per i suoi atti di beneficenza casuali, nonostante la sua apparente malevolenza. Dopo che entrambi i genitori dei Marmeladov sono deceduti, finanzia l’iscrizione dei figli in un orfanotrofio e lascia il denaro rimanente alla sua fidanzata piuttosto giovane.
Margherita Petrovna Svidrigàjlova
Margherita Petrovna Svidrigàjlova: moglie di Svidrigajlov, che è più benestante per nascita e più anziana di questi di cinque anni. parente stretto di Lužin.
Vladimir Prokof’ič Vrazumichin
Vladimir Prokof’ič Vrazumichin: chiamato Razumichin da tutti, è l’amico fedele, gentile e unico di Raskòl’nikov. Anche lui è stato uno studente. È un bambino gentile, innocente e un po’ timido. Raskol’nikov affida a Razumichin la cura della sua famiglia più volte e lui rimane fedele alla sua parola. Inoltre, aiuta Raskòl’nikov in tribunale alleviando la sua pena di soli otto anni. Lui e Dunja si sposeranno alla fine.
Marta Marmeladova
Marta Marmeladova: moglie di Semën Marmeladov, che è irascibile e malata di tisi. Marmeladov muore poco dopo la sua morte.
Semén Zachàrovič Marmeladov
Semén Zachàrovič Marmeladov: padre di Sonja e ubriacone senza speranza ma affabile che si compiace del proprio dolore. Nella taverna, Raskòl’nikov parla della sua situazione familiare e, dopo aver investito una carrozza, dà alla sua famiglia il resto dei suoi soldi per aiutare nelle spese funerarie.
Aleksàndrovna Raskol’nikova,
È Pul’Aleksàndrovna Raskol’nikova, una donna. madre di Raskòl’nikov, piuttosto ingenua e speranzosa. Informa sua sorella del suo piano di sposare Lužin. Il figlio Rodja è amato così tanto da lei e dalla figlia che sin dall’inizio del libro non riesce a spiegare il suo forte sentimento per lui.
Petrovič Lužin
Il signor Petrovič Lužin: uomo di quarantacinque anni che è modesto ma pieno di sé. È elegante, ricco e lavora come avvocato. La moglie pensa che lui abbia un’ammiratrice privata e vorrebbe sposare Dunja per sentirsi un benefattore per sua madre e per tenerla completamente sotto controllo.
Andrèj Semënovič Lebezjatnikov
Andrèj Semënovič Lebezjatnikov è il compagno di stanza di Lužin che è un radicale socialista. La prima volta lo nominano come suo giovane amico, ma poi testimonia il suo tentativo di accusare Sonja e lo smaschera.
Aléna Ivànovna
Aléna Ivànovna: vecchia, malsana e usuraia. È l’obiettivo di morte di Raskòl’nikov.
La signora Lizaveta Ivànovna: la semplice e innocente sorella di Alëna, che entra nella casa della sorella durante l’assassinio ad opera di Raskòl’nikov e viene anche uccisa subito dopo. Era un commerciante di merci e era amica di Sonja.
Zòsimov
Zòsimov è un amico benestante di ventisette anni di Razumichin e un dottore alle prime armi che si occupa di Raskòl’nikov.
Anastasija Petrovna
Anastasija Petrovna: servitore della padrona di Raskol’nikov e una presenza amica fedele e silenziosa per Raskol’nikov.
Nikolaj Fomič:
Nikolaj Fomič: commissario di quartiere, individuo gentile Conosce Raskòl’nikov al commissariato durante una convocazione per una cambiale scaduta e lo rivede per caso a casa di Marmeladov, quando quest’ultimo era appena morto.
Ilja Petrovič Poroch:
La figura di Ilja Petrovič Poroch: ufficiale di polizia.
Alexander Grigorevich Zamëtov
Alexander Grigorevich Zamëtov: alto poliziotto, corrotto ma amico di Razumichin. Raskòl’nikov desta attivamente sospetti in Zamëtov sul suo conto. Ciò lo fa paradossalmente dandogli la spiegazione di come Raskòl’nikov avrebbe agito per nascondere i suoi sentimenti e allontanare i sospetti se avesse commesso alcuni crimini.
Questa scena è un esempio dell’argomentazione di Raskòl’nikov sulla sua convinzione della sua superiorità come superuomo.
Nikoloj Dement’ev
Nikoloj Dement’ev: un imbianchino che accetta di essere responsabile del crimine. È noto anche come Mikolàj.
Polina Semёnovna Marmeladova
Полина Семёnovna Марmeladova: figlia di Semën Zachàrovič Marmeladov di dieci anni e sorella minore di Sonja, che viene anche chiamata Pòlečka o Polja.
Considerazioni personali
Altre opere di Dostoevskij, come Memorie dal sottosuolo e I fratelli Karamazov, mostrano il comportamento di Raskòl’nikov durante tutto il libro.
Il comportamento di Raskòl’nikov in quest’ultimo romanzo è molto simile a quello di Ivan Karamazov. Uccidere l’usuraia e vivere in povertà provoca sofferenza per se stesso. Razumichin vive in una situazione simile a quella di Raskòl’nikov, ma vive in modo più tranquillo.
Raskol’nikov rifiuta l’offerta di lavoro di Razumichin. Sebbene non sia chiaro, riconosce alla polizia di essere l’assassino. Durante tutto il libro, misura la propria paura e cerca di dissuadersene mentalmente, cercando costantemente di raggiungere e definire i limiti di ciò che può e non può fare. La sua depravazione, che riguarda la sua paranoia e irrazionalità, è generalmente interpretata come un’affermazione di sé come una coscienza trascendente e un rifiuto della ragione e della razionalità.
Questo è un argomento molto diffuso nell’esistenzialismo; Anche il fatto che Friedrich Nietzsche abbia elogiato gli scritti di Dostoevskij ne Il crepuscolo degli idoli è piuttosto interessante: Inoltre, l’unico psicologo da cui ho appreso qualcosa è stato Dostoevskij. È stato uno degli eventi più felici che abbia mai avuto, e è stato anche più fortunato della scoperta di Stendhal. La metamorfosi di Franz Kafka è stata ispirata da Dostoevskij, secondo Walter Kaufmann.
Raskol’nikov pensa che solo dopo aver stabilito la morale e la legge uccidendo qualcuno, come fece Napoleone, lui può essere uno dei migliori. In effetti, le ragioni dell’omicidio nel romanzo sono solo di natura economica. La maggior parte dei soldi lasciati da Raskol’nikov nella casa della strozzina sua vittima. Quindi, le ragioni dell’omicidio devono essere trovate nella morale che giustifica l’affermazione di un individuo attraverso il diritto sulla vita altrui.
Il libro fa molti riferimenti al Nuovo Testamento, come la storia di Lazzaro, la cui morte e rinascita sono simili alla morte e alla rinascita spirituale di Raskòl’nikov. e dell’Apocalisse, che viene rappresentata in un sogno fatto da Raskòl’nikov su una malattia asiatica che si trasforma in un’epidemia che colpisce il mondo intero.
Il libro cita il Vangelo solo due volte in modo chiaro: Una volta, il protagonista viene chiesto da Sònja di leggere il capitolo dell’undicesimo capitolo del Vangelo di San Giovanni sulla resurrezione di Lazzaro, e una seconda volta, nelle ultime righe del libro, Raskol’nikov, ora in prigione, trova il Vangelo di Sònja sotto il cuscino dove lo aveva riposto.
Temi trattati nel Libro
Soffri per la salvezza
Il tema del conseguimento della salvezza attraverso la sofferenza, che è una caratteristica comune dell’opera di Dostoevskij, è illustrato in Delitto e castigo. Questa è l’idea (principalmente cristiana) che il soffrire purifica lo spirito umano, rendendolo disponibile per la salvezza in Dio. Son’ja è un personaggio che personifica questo tema, perché nonostante la sua grande sofferenza, ha la fede necessaria per guidare e sostenere Raskòl’nikov.
Nel campo della morale cristiana, è un’idea abbastanza ottimista, anche se può sembrare macabra. Ad esempio, dopo la sofferenza causata dal completo rigetto di Dunja, persino il malevolo Svidrigajlov riesce a fare il bene.
Dostoevskij sostiene l’idea che la salvezza sia una possibilità per tutti, anche per coloro che hanno commesso gravi peccato. Raskol’nikov è costretto alla confessione dopo aver riconosciuto questo fatto. Sebbene Dunja non potesse mai amare Svidrigajlov, Son’ja ama Raskòl’nikov e mostra i tratti dell’ideale perdono cristiano, consentendo a Raskòl’nikov di confrontarsi con il suo crimine e di accettare il suo castigo.
Esistenzialismo cristiano
Esistenzialismo cristiano: la definizione dei limiti morali dell’azione umana entro un mondo governato da Dio è un concetto chiave dell’esistenzialismo cristiano. Raskòl’nikov conclude che, a condizione che porti a qualcosa di estremamente grandioso, un atto evidentemente immorale può essere giustificato.
Questo è il risultato dell’analisi dei limiti costituiti. Tuttavia, Dostoevskij si oppone a questa visione ambiziosa distruggendo e fallendo Raskol’nikov a seguito del suo delitto.
La mia recensione
“Delitto e castigo” è un viaggio emotivo nella mente dell’assassino; è il mio libro preferito perché è semplicemente meraviglioso. È un viaggio nel cuore dell’assassino; il lettore può provare i suoi stessi sentimenti e sensi di colpa.
Mi ha fatto sentire emotivamente coinvolto e mi ha indotto a riflettere sulla natura umana, sulla giustizia e sulla redenzione. Ogni pagina di Dostoevskij è un capolavoro perché è magistrale, ricco di sfumature e dettagli. Consiglio vivamente questo romanzo a chiunque desideri un libro intenso e profondo che lascerà un’impressione duratura nell’animo e nella mente dei lettori.
Brevi cenni sull’autore Fëdor Dostoevskij
Figlio di un medico, un decaduto aristocratico stravagante e autoritario, crebbe in un ambiente devoto e autoritario. D. è stato iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo nel 1837 dopo che la sua madre era stata malata per un certo periodo.
Nonostante ciò, frequentò la scuola controvoglia perché i suoi interessi erano già fortemente rivolti alla letteratura, come dimostrano le sue prime letture significative di Schiller, Balzac, Hugo e Hoffmann in quegli anni. Nel 1843, diplomatosi, ha rinunciato alla carriera che gli aveva dato il titolo e ha iniziato a scrivere, lottando con l’indigenza e le difficoltà causate dalla sua salute scadente:
L’attenzione pietosa di D. per la sofferenza dell’uomo socialmente degradato e incompreso nella sua bontà è già evidente nel suo primo libro, il romanzo Povera gente (1846), che fu elogiato da critici come Belinskij e Nekrasov.
Nel corso dello stesso anno è uscito il suo secondo libro, “Il sosia”, che racconta di uno sdoppiamento mentale in cui il protagonista viene lentamente trascinato nell’incubo di un altro se stesso. Un giovane sognatore che si innamora di una fanciulla incontrata per caso è il protagonista di Le notti bianche (1848), pubblicato due anni dopo. D. fu condannato a morte nel 1849 insieme agli altri membri del gruppo per aver aderito an un gruppo di intellettuali socialisti;
Tuttavia, la “grazia” dello zar (che era in realtà un’orribile messinscena punitiva) arrivò il giorno stesso dell’esecuzione e la condanna fu commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia.
Quello che ne seguì fu un periodo difficile per D. (cominciò anche a manifestarsi la sua epilessia), e lo scrittore lo rievocò con grande intensità in un libro pubblicato poco dopo: Memorie di una casa di persone decedute (1861-62).
Prima di tornare a Pietroburgo nel 1858, D. dovette trascorrere altri quattro anni arruolato come soldato semplice a Semipalatinsk. Si era sposato con una giovane donna nel 1857, che era vedova e aveva un figlio.
Suoi altri romanzi, Il villaggio di Stepancikovo e Il sogno dello zio, combinano critica di costume e umorismo grottesco nel 1859. D. ha iniziato a lavorare come giornalista nel 1861, inizialmente collaborando alla rivista “Il Tempo” del fratello Michail, che fu presto soppressa dalle autorità. Nel 1862 ha pubblicato il suo romanzo “Umiliati e offesi”, una sofferta indagine sulle virtualità dell’anima umana, così spesso soffocate o tradite.
Il suo matrimonio e il suo figlio morirono nel 1864. Nello stesso anno, costretto a pagare i debiti, fondò il giornale “Epoca”, che però non durò molto. Nel 1865 ha pubblicato “Memorie dal sottosuolo”, un’indagine tormentosa sulla redenzione fallita di una prostituta e sull’incapacità dell’intelletto di penetrare (e giustificare) se stesso e il prossimo.
Nel 1866 è uscito Delitto e castigo, che si conclude con il pentimento e l’espiazione del protagonista, che si rende conto della disumanità della propria morale astratta di “individuo superiore”. Nel 1867, D. sposò Anna Snitkina, la sua stenografa, e pubblicò Il giocatore, un romanzo che era parzialmente ispirato alla sua vita personale. L’eroe del libro è un uomo che è stato travolto dalla passione per la roulette. Poiché i suoi debitori lo perseguitarono, lasciò la Russia con la moglie e viaggiò in Germania, Francia, Svizzera e Italia.
Dopo aver trascorso circa cinque anni all’estero, ha scritto The Fool (pubblicato nel 1868-69), una storia della sconfitta di un uomo “assolutamente buono”. Nel 1873, tornato in Russia, pubblicò I demoni, un romanzo che esplorava il nichilismo, l’atto gratuito e l’assenza di Dio. D. ha iniziato a pubblicare il Diario di uno scrittore sul periodico reazionario “Il Cittadino” nello stesso 1873.
Questo divenne poi una rivista a sé stante dal 1876 al 1881. Oltre agli articoli che discutevano critica letteraria, morale, polemica sociale e altri argomenti, questo Diario conteneva anche racconti, tra cui Il fanciullo presso Gesù (1876) e La mite (1877). Nel 1875 è apparso
L’adolescente, che descrive un giovane che segue i principi di un mistico populismo cristiano e vince la propria solitudine e l’astio nei confronti del prossimo. L’ultimo romanzo di D., I fratelli Karamazov, è uscito tra il 1879 e il 1880. Il libro affronta l’odio tra padre e figli e la purezza e la fede di un bambino innocente. Lo scrittore morì improvvisamente mentre era diventato famoso.