Un affresco di vite intrecciate, piene di incertezze e interrogativi, che intrattengono e spingono alla riflessione. Un individuo varca la soglia di un caffè, ma senza suscitare scalpore. Un impiegato agitato si adopera per scoprire l’autore del furto del pranzo di un dirigente.
Lungo la spiaggia, un uomo medita sul passato mentre un altro lotta con l’ardua scelta dell’abbigliamento per un appuntamento. Un padre di famiglia è ossessionato da un pezzo di formaggio, mentre un altro si impegna in un trucco di magia. Diverse persone, catturate in momenti significativi o semplicemente nelle sfide quotidiane, affrontano il compito cruciale di comprendere e affrontare la propria esistenza. O, almeno, di provarci.
Intervista
Buongiorno, Tommaso. Grazie per aver accettato di essere intervistato.
Qual è stata l’ispirazione dietro la creazione di sala d’attesa e quali temi principali volevi esplorare attraverso le vite dei tuoi personaggi?
Il libro è stato scritto in maniera frammentaria nel corso di tre anni, senza avere in mente l’idea di scrivere un libro. Il racconto più vecchio (Un uomo entra in un caffè) l’ho scritto nel gennaio del 2019, mentre il più recente (In un pozzo nero) risale alla primavera del 2022. Non ho scritto questi testi con un’idea precisa in mente, ma, semplicemente, quando avevo qualcosa da dire, la scrivevo. Poi, con il tempo, mi sono reso conto di avere un po’ di storie simili, da un punto di vista di tematico e di contenuti, e così ho capito che potevo metterle insieme e pubblicarle in una raccolta abbastanza omogenea. In generale, ho trovato sempre interessante esplorare quello che fanno le persone nella vita di tutti i giorni e vedere cosa si nasconde in quei momenti.
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Una raccolta di vite che scorrono, piene di dubbi e domande, che fanno compagnia e fanno pensare. Un uomo entra in un caffè, ma non fa splash. Un irrequieto impiegato cerca di scoprire chi ha rubato il pranzo di un dirigente. Un uomo cammina in spiaggia e riflette sul passato, mentre un altro non riesce a scegliere i vestiti per un appuntamento. Un padre di famiglia è ossessionato da un formaggio e un altro invece da un trucco di magia. Tante persone, catturate in momenti difficili e importanti, o semplicemente quando sono messe di fronte alla prova fondamentale: capire e affrontare la propria vita. O almeno provarci.
Hai utilizzato una varietà di situazioni quotidiane e comuni nei tuoi racconti. Come hai trovato ispirazione per rendere interessanti e significative queste esperienze apparentemente ordinarie?
Come disse John Lennon (e più o meno anche Lester Freamon nella serie tv The Wire) La vita è ciò che ti accade quando sei occupato a fare altri piani Penso che la quotidianità e la vita di tutti i giorni siano per forza di cose interessanti e significative I momenti più importanti delle nostre vite non possono che iniziare in giornate qualsiasi e questo, secondo me, rende le esperienze ordinarie più interessanti e significative di quanto si possa immaginare. Spesso le idee per queste storie sono nate nella vita di tutti i giorni.
La tua scrittura è descritta come riflessiva e contemplativa. Qual è il tuo processo creativo per catturare e trasmettere questo tipo di atmosfera ai lettori?
Io sono una persona riflessiva e contemplativa, perciò credo che per me sia molto naturale riuscire in questo tipo di scrittura. Quando scrivo, cerco sempre di immedesimarmi nei personaggi e in quello che succede, e rifletto attentamente su cosa accade e quali possano essere le reazioni naturali e realistiche che qualcuno potrebbe avere se si trovasse in quelle stesse situazioni. Infine, mi limito a mettere nero su bianco il risultato di questi ragionamenti e pensieri.
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Ogni personaggio in sala d’attesa sembra avere una sorta di croce da portare o una sfida da affrontare. Come hai sviluppato i loro conflitti interni e come si riflettono nella trama complessiva
del libro?
Mi piace mettere i personaggi di fronte a situazioni difficili. Credo che una vita felice e senza avversità sia noiosa da raccontare (ma bella da vivere). Come detto, quello che faccio è immedesimarmi nei personaggi. Mi chiedo come mi comporterei io o come si comporterebbe qualcuno in quella situazione di cui sto scrivendo, e così sviluppo i conflitti interni dei personaggi. Questo metodo aggiunge realismo alla narrazione, ma mi crea anche qualche problema, perché a volte mi ritrovo a dover cambiare la trama in corso d’opera per essere fedele alla realtà delle cose.
La scelta del titolo, sala d’attesa, suggerisce un senso di transizione o di anticipazione. Come hai deciso questo titolo e quale significato attribuisci a esso nell’ambito del tuo libro?
Il suo significato è esattamente quello di cui parli: transizione o anticipazione, un luogo dove aspettare. E quale momento migliore, se non quello dell’attesa, per riflettere sulla propria vita? Siamo tutti in attesa di qualcosa e nel frattempo continuiamo a vivere le nostre vite, finché questo qualcosa no arriva e dobbiamo affrontarlo. Anche i protagonisti dei racconti lo fanno, in modo diverso e con eventi differenti. Inoltre, il titolo mi è venuto in mente in maniera molto istintiva, visto che, prima di tutto, è un piccolo gioco di parole sul mio cognome.
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Ci sono dei personaggi o delle storie all’interno del libro che ti sono particolarmente cari o che ritieni siano stati più difficili da scrivere? Perché?
Lo strano caso della schiscetta scomparsa all’ora di pranzo è il racconto che mi è più caro tra tutti, perché si tratta di una commedia gialla ambientata in ambito aziendale. Sono orgoglioso dell’originalità del racconto, dei suoi contenuti e di come sono riuscito a mostrare il lato umano dei capi. I vestiti giusti la storia di un uomo che cerca dei vestiti da mettersi prima di un appuntamento importante, è un altro racconto a cui sono legato, più che altro perché non credevo fosse di grande qualità, ma poi ho scoperto che è piaciuto molto a chi lo ha letto (e alcune persone hanno anche pianto). Infine, Sotto la superficie è anch’esso un testo molto originale e apprezzato dai miei lettori. Una serie di personaggi si incontrano nel corso di una giornata, ognuno sembra apparentemente normale ma ciascuno nasconde qualcosa sotto la superficie. Nessuna delle storie che compongono la raccolta è stata difficile da scrivere.
La varietà dei personaggi e delle situazioni in sala d’attesa riflette una gamma ampia di esperienze umane ed è un messaggio o una lezione universale che speravi di trasmettere ai lettori attraverso queste storie?
Ogni racconto ha un suo messaggio, più o meno differente dagli altri, ma alla fine dei conti credo che tutte queste storie raccontino di persone che si trovano davanti alla prova più importante: capire e affrontare le proprie vite. Prima o poi, tutti noi saremo chiamati ad affrontare questa prova, e probabilmente proprio mentre siamo immersi in una giornata qualsiasi. È questo il messaggio universale che volevo trasmettere, attraverso ogni singola storia e attraverso il libro nella sua totalità.
Cosa ti sentiresti di consigliare ai giovani scrittori emergenti
Premetto che anch’io sono uno scrittore emergente e ho poca esperienza in materia. Comunque, ritengo che due siano i consigli più utili che io abbia sentito. Il primo è che, se si vuole fare lo scrittore, bisogna scrivere. Può sembrare banale, ma è una verità importante da capire. E scrivere non vuol dire solo scrivere un racconto o un romanzo, ma anche tutto il lavoro necessario allo sviluppo di una narrazione: stesura della storia, caratterizzazione dei personaggi, ricerca di informazioni riguardo a ciò di cui si scrive… L’altro consiglio, anch’esso banale per certi versi, è di scrivere riguardo ciò che si conosce, e questo è importante perché da un lato è più facile e semplice descrivere luoghi o situazioni che si conoscono e che si hanno vissuto, rispetto a ciò che è esclusivamente frutto della fantasia. Dall’altra parte, questo ci permette, come autori, di essere più autentici, veritieri e realistici nelle cose che scriviamo e aiuta il lettore ad immedesimarsi più facilmente nei mondi che creiamo.
Molte delle tue storie sembrano essere incentrate su momenti cruciali o epifanie nella vita dei personaggi. Come bilanci l’intensità emotiva di questi momenti con la tua scrittura più riflessiva?
Sono convinto che l’accostamento tra questi due elementi sia per forza di cose molto naturale, perché è molto importante, nei momenti più intensi ed importanti, riflettere e pensare su cosa sta avvenendo. Una scrittura troppo riflessiva o introspettiva può rallentare una narrazione, soprattutto nei momenti cruciali della storia, perciò bisogna fare attenzione a non perdersi troppo in chiacchiere, ma neanche concentrarsi troppo sull’azione e su quello che succede. È un equilibrio che si impara con il tempo e con la pratica.
Infine, quali sono le tue speranze per il pubblico che legge sala d’attesa? Cosa vorresti che i lettori portassero con sé dopo aver letto il tuo libro?
Quando mi viene chiesta una dedica sul libro, una frase che scrivo spesso è: Spero che queste storie possano donarti nuove idee e nuove prospettive sulla vita di tutti i giorni. (è una frase che scrivo per le persone che non conosco o conosco poco, per amici e parenti cerco di scrivere qualcosa di più personalizzato) Ecco, penso che sia questa la mia speranza per il pubblico, che il mio libro possa aiutarlo a vedere le cose in modo diverso, e, ovviamente, anche intrattenerlo e fargli passare qualche bella e piacevole ora di lettura.
Grazie per la tua disponibilità, Tommaso. È stato un piacere parlare con te.
Grazie a voi. È stato un piacere anche per me.